La chiesa di San Pietro a Maiano sorge in posizione leggermente rialzata su un dosso morenico glaciale, affacciata sui ripidi pendii che circondano il profondo lago artificiale di Santa Giustina. L’edificio, ad aula unica (pressoché quadrata), abside poligonale e campaniletto in facciata, è semplice e lineare; l’unico particolare architettonico esterno relativamente elaborato è il portale in stile manierista. Caratteristiche sono le coperture, composte da tradizionali scandole lignee, e il ripido tetto goticheggiante dell’abside. Come nelle cappelle clesiane di San Tommaso, San Vigilio, San Lorenzo e Santa Lucia, anche San Pietro a Maiano è circondata da uno spesso muro di cinta, un tempo delimitante il cimitero.
Le fonti documentali riguardanti l’edificio sono scarse: la cappella è ricordata per la prima volta nel 1348 e successivamente in un’investitura del 1467 registrata nel Codex Clesianus, nella quale si nomina la riconferma dei suoi beni. Un documento redatto nel 1613 dal cardinale Carlo Madruzzo definisce la chiesa di Maiano come “immediatamente soggetta alla Chiesa di Santa Maria del Borgo di Cles”. Nella sua lunga storia la cappella ha subito numerosi rimaneggiamenti e ricostruzioni. I documenti e soprattutto gli scavi archeologici, nonché i restauri attuati tra il 2003 ed il 2005 diretti dall’arch. Ruggero Mucchi e dall’ing. Antonio Wegher, ci permettono di fare luce sulla vita dell’edificio. Lo scavo interno alla cappella, eseguito sotto la direzione scientifica dell’Ufficio beni archeologici della Soprintendenza per i beni culturali della Provincia autonoma di Trento, ha rilevato l’esistenza di una piccola struttura absidata, composta di grosse pietre legate, appartenente a un edificio tardoantico; altre tracce di questo primitivo piccolo edificio sono delle buche di palo che ne rivelano l’originale struttura in gran parte lignea. Accanto all’absidiola sono state rinvenute due sepolture altomedievali, una delle quali è stata datata tra VI e VIII sec. d.C. grazie al ritrovamento di un manico di pettine in osso, probabile corredo del defunto di sesso maschile. Il ritrovamento durante lo scavo di un possente muro, tra la navata e l’abside odierne, ha permesso di rilevare come nella seconda fase l’edificio avesse una pianta perfettamente quadrata, forse collegata alle sepolture con funzione di mausoleo.